L’occhio della madre

True detective: i tempi horror del moderno cavaliere

di Massimo Cotugno

Fin dal titolo è posta in evidenza la ricerca di una figura archetipica: il vero detective, l’eroe moderno per eccellenza, colui che ha preso il posto appartenuto ai pistoleri e, prima ancora, ai cavalieri. La serie ideata dallo scrittore e sceneggiatore Nick Pizzolatto sembra voler tornare alle fonti da cui è nato questo eroe della modernità, recuperandone in qualche modo il carattere autentico di medium tra visibile e invisibile.

L’insufficiente sublime: Knight of Cups di Terrence Malick

di Niccolò Petruzzelli

In Rick troviamo echi di Marcello Rubini e Jep Gambardella, ma anche l’apatia degli inquietanti personaggi di Bret Easton Ellis (con i cui romanzi il film condivide ambientazione e, in parte, atmosfere). Tuttavia, al contrario di quanto accade con questi illustri predecessori, in Knight of Cups il miracolo non si compie, e questo personaggio stanco e sconfitto non riesce ad assurgere a convincente modello di antieroe schiacciato dalla vacuità del vivere.

Ammazzare il tempo in “RADA”: un esperimento di cinema condiviso

di Carolina Crespi

In rada si attende, si inganna il tempo, ci si riposa, ci si annoia. “Rada” è un documentario scritto e diretto dal regista Alessandro Abba Legnazzi insieme alla ciurma di marinai di stanza presso la casa di riposo per gente di mare di Camogli. “Rada” ha vinto l’ultima edizione di italiana.doc, la sezione del Torino Film Festival dedicata ai documentari italiani.

Bersaglio minimo, minimo errore: l’eroismo daltonico di American Sniper

di Fabio Disingrini

Chris Kyle, leggendario tiratore scelto dei Navy Seals, ha scritto di aver ucciso per divertimento perché uccidere era «qualcosa che amava», per lui e per qualsiasi altro «bad guy» fra i commilitoni. Eastwood racconta una storia dalla parte americana dei fatti, confezionando un film classico (o uno sparatutto?) senza lo slancio progressista di Gran Torino o Million Dollar Baby.

Gone Girl: che cos’è la fiction

di Massimo Cotugno

Lo spettatore viene gettato in un turbine di indizi e piste, insinuazioni, falsità che si sovrappongono a mezze confessioni, in un gioco spietato quanto lucido che ha un unico fine: delegittimare e ridicolizzare il concetto di verità, o quantomeno seppellirla, renderla irriconoscibile sotto un cumulo di versioni sovrapposte.

La comune violenza: Storie pazzesche di Damián Szifrón

di Niccolò Petruzzelli

Ecco che nella sala inizia a scorrere potente la complicità tra gli spettatori, e tutti ci troviamo ora a sghignazzare apertamente di fronte all’abiezione rappresentata senza accenno di biasimo, le catene delle convenzioni saltate sia al di là che al di qua dello schermo. La verità è che questo Storie pazzesche non ha un messaggio o una morale. È semplicemente una fotografia, oscura e di grana grossa, del nostro io più bestiale e autentico.

Interstellar: più Méliès che Kubrick (con buona pace della fantascienza)

di Massimo Cotugno

Il regista britannico sembra intraprendere un progetto cinematografico solo se messo nelle condizioni di portare al limite le possibilità del mezzo, a tal punto da avere la sensazione, di fronte a un suo lavoro, di assistere all’esposizione di un trattato o un manifesto programmatico, qualcosa di articolato e che procede per sillogismi interni, per provare tesi che vanno ben oltre la trama.

Ritorno a Twin Peaks: David Lynch e la fedeltà alle idee

di Massimo Cotugno

Con Twin Peaks, David Lynch si insinua nelle case di milioni di telespettatori offrendo un prodotto commestibile, dalla confezione riconoscibile e consueta, per poi far tremare le fondamenta con scosse sempre più forti. L’annuncio di una nuova stagione della più rivoluzionaria serie televisiva di sempre, porta a una riflessione sul suo creatore e la sua personalissima visione del cinema

Prima del mito c’era Jimi, All is by my side

di Fabio Disingrini

All is By My Side è la storia di Jimi leggero e disimpegnato che, bigodini in testa, dice di sembrare un pappone con la chitarra al contrario. La storia di Jimi che non vuole cantare e che non vuole diventare un simbolo, nemmeno della Black London, ma soltanto suonare la sua Stratocaster.

Scende la luna; e si scolora il mondo. A proposito de «Il giovane favoloso»

di Carolina Crespi

Mario Martone porta al cinema la vita di Giacomo Leopardi, poeta dell’affanno e cantore ribelle dell’eterna giovinezza. Il film ha avuto un’incubazione lunghissima: lo studio approfondito di fonti e liriche ha consentito la stesura di uno script-traccia che gli attori sono stati liberi di tradire, e che in alcuni – encomiabili – tratti ha conservato il sapore del teatro.