Dostoevskij

Riserve auree

di Marco Bellardi

L’alcolismo e gli espedienti di vita di un’umanità derelitta, la vodka e il boršč, gli imponenti caseggiati della metropoli sovietica in via di trasformazione, i ghebisti, gli “afghani” reduci dal fronte in cerca di nuova occupazione, i commercianti caucasici dai volti ostili e i vietnamiti stipati in sudicie topaie male illuminate, l’arrogante nomenklatura del partito tradita dalle schiere dei nuovi rampanti, le manifestazioni, gli ospedali psichiatrici e gli abusi di potere, gli artisti e gli scrittori dell’underground moscovita, soprattutto, in questo maestoso affresco che comprime gli anni cruciali tra il 1989 e il 1993 nella vicenda emblematica di Petrovič, letterato straccione dominato da un Io tanto ipertrofico quanto votato all’emarginazione.